Riflessione
Lo stato danimo che fa da sfondo alla quarta domenica di Quaresima è lesultanza.
Rallegrati è la prima parola con cui si apre la preghiera di Ingresso della Liturgia Eucaristica di oggi.
Rallegrati, come la prima parola detta dallangelo alla Vergine Maria.
Di che cosa siamo invitati a rallegrarci? Perché siamo chiamati ad esultare in un tempo, considerato austero, come quello quaresimale?
Questa quarta domenica di Quaresima ci accompagna a contemplare la gioia della salvezza, la fine della tristezza dellesilio, labbondanza della nostra consolazione prossima a manifestarsi.
Come nellAnnunciazione questo rallegrati precede il piena di grazia, così anche oggi: siamo invitati a rallegrarci perché la grazia si è riversata su di noi in Cristo Gesù, ed ora anche noi siamo pieni di grazia.
La prima lettura, rileggendo con gli occhi della fede i tempi passati del popolo di Israele, mostra come solo lintervento di Dio possa risollevare luomo dalla schiavitù dellesilio, frutto del suo peccato.
Il brano dal Vangelo secondo Giovanni indica con chiarezza che tutto quanto detto e operato dai profeti del Primo Testamento ha la sua realizzazione in Cristo Gesù, Figlio unigenito del Padre.
Chi crede in Gesù Cristo, luce del mondo, non andrà perduto: ha la vita eterna.
Ma san Paolo chiarisce molto bene: Nessuno può vantarsi di questa salvezza. Essa non scaturisce dai nostri meriti o dalle nostre opere. Essa è frutto esclusivamente della grazia di Dio, segno della sua bontà, riversata su di noi in Gesù Cristo.
Per accogliere questa grazia, alluomo è richiesta la fede in Cristo Gesù.
Ma la fede in Gesù Cristo trova espressione nel nostro camminare nelle opere buone, preparate da Dio stesso per noi.
La rivelazione della grazia salvifica, da Dio realizzata in Cristo Gesù, è il motivo dellinvito a rallegrarci.
La salvezza non è il risultato di un duro lavoro di conquista. Con le sue sole forze, chi può essere salvato (
Mc 10,26)? Nessuno si guadagna il Paradiso.
La vita eterna la si accoglie come dono di grazia, nella fede in Cristo Gesù.
E le opere buone non sono la strada, magari a volte percorsa malvolentieri, per potersi salvare. Le opere buone sono lespressione e la prova dellaccoglienza della salvezza e la conseguenza della grata esultanza di chi, peccatore, si riconosce salvato da una sovrabbondante grazia.
Ci chiediamo
Queste considerazioni aprono la porta alla comprensione amorosa di quella che è la Tradizione della Chiesa: ritorno sempre nuovo alle radici della nostra fede e sguardo provvidenziale su come lo Spirito Santo abbia sempre accompagnato e assistito la Chiesa nellannuncio e nella celebrazione della salvezza.
La fede necessita di essere continuamente purificata e trasmessa. (Tradizione: dal latino tradere = consegnare oltre, tramandare). La fede deve essere tramandata, perché tutti gli uomini delle future generazioni possano con-gioire con noi, e con chi ci ha preceduto, della salvezza.
Questo compito prezioso e delicato della Chiesa va quindi visto non come un fardello che ci tiene bloccati a vecchi pesi inutili e soffocanti. La tradizione ci mantiene saldamente ancorati a Cristo e permette ai cristiani di ogni tempo di attingere direttamente alla Sorgente della salvezza.
Spunti per la riflessione personale o comunitaria
Il CdA ai nn. 55-62 affronta la questione sulla Tradizione (CCC 74-95).
Ai nn. 352-357 e 401-408 il CdA offre una panoramica sul disegno salvifico di Dio dalla creazione alla redenzione (CCC 410-412 e 54-67 e 1987-2016).