Spunti dalle letture
La solennità dellAscensione, pur inserendosi nellunità dei cinquanta giorni del tempo di Pasqua, illumina con particolare luce le conseguenze permanenti della risurrezione di Cristo. Esse si manifestano soprattutto nella Chiesa, ma si estendono allumanità intera, anchessa chiamata a diventare corpo di Cristo, e a lasciar tarsformare la sua storia di competizione e distruzione in storia di salvezza, verso la pace dei figli di Dio.
Un annuncio chiaro emerge dalla Parola divina: il Risorto è vivo, ed agisce in chi si mette al suo servizio; in chi, non per suo merito, è chiamato ad essere testimone della sua grazia. Limmagine tradizionale che ci viene consegnata è che il Risorto siede alla destra del Padre: da un lato si esprime la sconvolgente realtà della nostra umanità innalzata (cf. Prefazio dellAscensione); dallaltro, si esprime il suo dominio sulla storia. Un dominio pacifico, non oppressivo, che si esercita soprattutto attraverso la costituzione di una comunità capace di immettere nella storia i segni del rinnovamento e del ritorno a Dio.
Appena dopo la risurrezione vediamo come sia determinante lazione degli apostoli, testimoni del Risorto: sono loro i primi educatori della Chiesa nascente; ma sia negli Atti degli Apostoli, sia nella conclusione del vangelo di Marco, constatiamo lapertura di una prospettiva universale. Tutto il mondo è destinatario dellannuncio; ogni credente è al servizio del Risorto, ed è chiamato a diventare protagonista dellopera di evangelizzazione e di formazione. Nelle circostanze particolari del nostro tempo, la dimensione comunitaria risulta particolarmente importante. Nella crescente globalizzazione e interdipendenza, non è più possibile educare in solitaria, semplicemente dando un esempio eroico e trascinante. Alla crescente complessità della vita sociale oggi, fa da contraltare un modello di vita individualistico-egoistico. La persona, attraverso la seduzione dei mezzi di comunicazione, è indirizzata alla realizzazione esclusiva di sé. In ciò sperimenta peraltro una crescente frustrazione, poiché alle promesse corrispondono sempre meno reali possibilità di realizzazione, e si ritrova sempre più fragile, perché vengono meno le esperienze forti, che formano unidentità solida e profonda. Le grandi figure dei santi rischiano di essere risucchiate nel vortice di questa mentalità, diventando grandi eroi, affascinanti ma irraggiungibili, circondati anchessi di unaura mediatica. Ecco dunque che nel nostro tempo cè bisogno soprattutto di compagni di viaggio, di una comunità che sa stare, nel quotidiano, accanto agli uomini malati di individualismo, per far riscoprire la bellezza della comunione, in cui la persona può ritrovare se stessa. Nel contesto rispettoso della comunità, il ruolo di ciascuno diventa importante, e può avvenire la riscoperta della vera individualità, in dialogo con la chiamata di Dio. Egli ci crea come persone uniche e irripetibili, ma ci invita a scoprire e a vivere la nostra unicità allinterno della vera comunione. I grandi santi educatori lo avevano ben compreso: essi non si propongono mai come eroi solitari, ma sempre si associano discepoli e compagni, e agiscono nel contesto di una comunità.
Pur nella differente prospettiva delle narrazioni dellascensione che ascoltiamo nella liturgia della festa (quella degli Atti, e la conclusione del vangelo di Marco), la dimensione comunitaria emerge chiaramente: il Risorto affida al gruppo dei discepoli la missione, perché sia condotta nellunità dello Spirito. La lettera agli Efesini ci conduce nella profondità di questo mistero: chiamati ad essere un solo corpo e un solo spirito, riceviamo ciascuno una grazia particolare, secondo la misura del dono di Cristo, con cui possiamo contribuire alla crescita di tutti.