Incarnazione e famiglia
Il punto di partenza della nostra riflessione non sarà lesperienza della famiglia umana: andremmo probabilmente fuori strada. Vediamo una grande confusione oggi su cosa sia o non sia la famiglia, il pensiero comune non offre più punti di riferimento saldi. Consideriamo invece che siamo nellOttava del Natale, ancora illuminati dallo splendore del mistero dellIncarnazione. Abbiamo contemplato il Verbo incarnato nel Natale, e constatiamo che continua a riverberare la sua luce, accendendo prospettive nuove e facendoci scoprire nuovi colori. Come il fondo del mare sembra, agli occhi del sommozzatore, di un blu uniforme, e tutti i pesci appaiono uguali, ma non appena si accende una torcia appare una profusione di colori splendidi, così anche la nostra esistenza umana sembrava appiattita, grigia, priva di gioia, finché il Verbo non è sceso tra noi per illuminare di luce nuova ogni nostra realtà. Anche la realtà della famiglia.
Un nuovo colore alla famiglia
Gesù ridà colore alla famiglia, perché la illumina con la luce della sua carità. Lui, sceso come fratello in mezzo a noi, figlio del Padre celeste, permette di ritrovare i fondamenti della fraternità, della figliolanza, della solidarietà familiare. A fondamento di tutto sta un nuovo criterio di azione: lobbedienza al Padre celeste, il ristabilimento dellalleanza originaria, che va oltre il puro e semplice adempimento degli obblighi della Legge. Nel vangelo di oggi vediamo che i genitori portano il fanciullo Gesù a Gerusalemme secondo le consuetudini; i dodici anni segnano probabilmente linizio delletà adulta, in cui i ragazzi ebrei erano iniziati alla lettura e allesecuzione della Legge. Ma Gesù va oltre la tradizione e la consuetudine: egli si ferma nel Tempio, nella casa del Padre suo, come per cominciare il suo servizio alla parola divina.
Il mistero nascosto
La scena di ritrovamento è una scena di fraintendimento, come spesso ne troviamo nei vangeli. Allorigine del fraintendimento sta lo scarto tra apparenza e realtà, tra progetti umani e disegni divini; levangelista lo vede come un momento di rivelazione. Colui che sembra non distinguersi da un normale bambino che cresce e diventa uomo, in realtà è chiamato a portare a compimento la volontà del Padre. Il fraintendimento rivelativo è peraltro di breve durata: per il resto della sua crescita Gesù resta sottomesso e nascosto, in attesa della sua ora, del tempo favorevole perché appaia la sua vera identità e nello stesso tempo appaia il tesoro nascosto nella vita di ogni persona e di ogni famiglia.
La volontà del Padre
In effetti, con le debite proporzioni, nella vita di ogni persona e nella vita di ogni famiglia si nasconde lo stesso mistero che restava nascosto nel fanciullo Gesù. Anche noi, insieme alle nostre famiglie, siamo chiamati a compiere la volontà del Padre: sebbene spesso tutto ciò rimanga invisibile, come dice la lettera di Giovanni: noi fin dora siamo figli di Dio; ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato.
Ciò che appare invece è più spesso la consuetudine, labitudine, il conformismo alle usanze umane; talvolta anche legoismo, la possessività, la ricerca di una propria esclusiva realizzazione. Si tende a rifiutare lidea che la famiglia abbia una vocazione e una dignità divina, riducendola a una istituzione puramente umana, nata da convenienze economiche e sociali superabili o diversamente compensabili.
Sottomissione e carità
Non possiamo dunque aspettarci un sostegno dalla società umana in generale: saranno invece i credenti a dover reimmettere nella società una riserva buona di carità e solidarietà. In questopera paziente e a lungo termine, essi possono imitare il modo di crescere del fanciullo Gesù, sottomesso a Maria e Giuseppe, nascosto tra i suoi concittadini, senza nessuna fretta di manifestarsi al mondo, se non nel tempo opportuno. Forse anche per noi credenti la sottomissione di Gesù offre un modello e uno stile di azione. Gesù abita nella famiglia e nel villaggio, senza pretendere subito di poterli cambiare.
I tempi lunghi della crescita
Il tempo nascosto di Gesù a Nazaret qualifica in maniera decisiva il grande mistero dellincarnazione. Dio accetta di inserirsi con dolcezza nelle vicende umane, proporzionando il dono della sua grazia ai ritardi della pigrizia umana. Con la stessa dolcezza e pazienza il mistero del Natale può inserirsi nella vita delle nostre famiglie: possiamo prendere a modello la scena della prima lettura, in cui Anna, riconoscente per il dono della maternità, consacra il figlio appena svezzato al servizio nel tempio di Dio. Ma anche noi sapremo offrire la nostra vita e le vite delle nostre famiglie al Dio della vita?