UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Domenica di Pasqua

• In questa e in ciascuna delle altre domeniche del tempo si dia inizio alla celebrazione eucaristica con il rito per l’aspersione dell’acqua,benedetta nella Veglia a memoria della prima Pasqua dei credenti nel Battesimo (cfr. Messale Romano, pp. 1034-1036). Si faccia in modo che il rito non indulga a significati penitenziali (soprattutto nel canto che […]
14 Febbraio 2012
• In questa e in ciascuna delle altre domeniche del tempo si dia inizio alla celebrazione eucaristica con il rito per l’aspersione dell’acqua,benedetta nella Veglia a memoria della prima Pasqua dei credenti nel Battesimo (cfr. Messale Romano, pp. 1034-1036). Si faccia in modo che il rito non indulga a significati penitenziali (soprattutto nel canto che accompagna l’aspersione) e che sia autentico: colui che presiede passi in mezzo ai fedeli per aspergerli in modo che l’acqua effettivamente intercetti i corpi. La novità di grazia, così, passa attraverso un corpo segnato dall’acqua battesimale.
 
• Le parti cantate della Messa solenne di questo giorno non siano affidate esclusivamente alla schola: proprio perché “difficile” questa assemblea merita attenzione e cura.
 
• Una peculiarità è certamente data dalla sequenza Victimae paschali laudes, composta da un esordio laudativo che celebra il prodigioso duello che ha visto Cristo vincitore, dal dialogo del credente di ogni tempo con Maria di Magdala e, infine, dalla limpida professione di fede: «Scimus Christum surrexisse a mortuis vere». Una semplice lettura rischia di mortificare lo slancio di questo componimento medievale; il recupero nella sua melodia gregoriana la rende una intensa preparazione all’ascolto del Vangelo della risurrezione.
 
• La professione di fede, in queste domeniche, può essere compiuta con il testo del Simbolo apostolico, antica formula battesimale che, in modo conciso, richiama il tesoro di fede della Chiesa.
 
• Anche la celebrazione del giorno può essere lodevolmente conclusa dalla formula solenne per la benedizione (cfr. Messale Romano, pp. 432-433) che mantiene il legame tra i giorni della passione, la gioia della risurrezione e la festa della Pasqua eterna. Il congedo solenne, tipicamente pasquale, possibilmente in canto (da mantenersi fino al giorno ottavo), sigilla festosamente la celebrazione.