Contributo dell'Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro
Famiglia, lavoro e festa: tre doni di Dio per costruire società dal volto umano
Nelle prime pagine della Bibbia (cfr
Gen 1-2)
famiglia, lavoro e giorno festivo sono benedizioni che Dio ci dona per aiutarci a vivere unesistenza autenticamente umana. Infatti, in queste pagine incontriamo Dio che opera, lavora:
«in principio Dio creò il cielo e la terra» (1,1). Dio che crea luomo e la donna a sua immagine e che benedice la prima famiglia: «siate fecondi e moltiplicatevi» (1,28). Dio che fa festa e si riposa: «Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando» (2,3); e invita luomo e la donna a gioire con lui: «il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò luomo che aveva plasmato» (2,8).
Tuttavia, se proseguiamo nella lettura, constatiamo come il peccato delluomo e della donna (cfr Gen 3) giunge a corrompere queste tre doni: la famiglia, il lavoro e la festa. Dopo il peccato, luomo e la donna non sono più gli stessi di prima, ogni cosa perde lo splendore iniziale: in riferimento a sé stessi, «conobbero di essere nudi» (3,7); nei confronti di Dio, si nascondono «dalla presenza del Signore Dio» (3,8); nelle relazioni fra loro e gli animali, «la donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dellalbero» (3,12), «il serpente mi ha ingannata» (3,13); a riguardo della maternità, «moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze» (3,16); verso il lavoro, «con il sudore del tuo volto mangerai il pane» (3,19).
Una prima considerazione: se perdiamo il rapporto con Dio, tutto attorno a noi crolla! I rapporti con noi stessi, con il prossimo, con lintero creato.
Come vivere bene la nostra fede ogni giorno per essere allaltezza della nostra vocazione? Occorre nutrirsi delle parole di Gesù, contenute nei Vangeli. Esse costituiscono il nostro paradigma quando parliamo di sacralità della persona, della sua naturale socievolezza e relazionalità, della carità e della verità, della giustizia e della pace, del valore e del significato del lavoro, della famiglia e della vita, delleconomia e della politica, della custodia del creato, della destinazione universale dei beni, del primato del regno di Dio rispetto a ogni realtà terrena. Gesù ha difeso ogni persona (malati, lebbrosi, adultere, pubblicani,
); ha costruito una comunità di affetti, nella famiglia e con gli amici (non servi); ha predicato lamore e il perdono, pur nel rigore dellassunzione delle proprie responsabilità e di un sincero pentimento; ha lavorato e ha provato la fatica e la soddisfazione; ha condiviso i suoi averi, ha nutrito gratuitamente, non ha mai tolto alcunché ad alcuno, ha diffuso fiducia e speranza e ha reso tutti fratelli di un unico Padre.
Guardiamo alla Sacra Famiglia di Nazaret come modello da seguire nella vita quotidiana per proporre una vita sobria, responsabile, dove ognuno aiuta laltro e dove la famiglia e il lavoro sono profondamente uniti nei tempi del silenzio, delloperosità, del riposo e della santità.
Nazaret ci ricorda che «con lincarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani duomo, ha pensato con mente duomo, ha agito con volontà duomo, ha amato con cuore duomo»1. Puntiamo quindi a educare al lavoro dignitoso, a promuovere la famiglia e la vita, ad armonizzare i tempi della famiglia e del lavoro nella festa e ad essere un cuore solo e unanima sola.
Gesù ci ricorda: «
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A nullaltro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (
Mt 5,13). Se il cristiano non è sale in ogni momento della sua vita, come potrà essere riconosciuto dal Signore quale «servo buono e fedele» (
Mt 25,21)? Siamo il sale della terra perché abbiamo accolto nella nostra vita lannuncio che «
Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (
Ef 5,2). Per questo siamo chiamati ogni giorno anzitutto con la testimonianza cristiana a dare sapore a ciò che viviamo, a offrire la sapienza (il sapore) del Vangelo alle persone che il Signore ci dona di incontrare nei diversi luoghi della nostra vita. Se il cristiano è sale, le persone che gli stanno attorno godono della bellezza e della verità del messaggio evangelico.
Il Santo Padre Benedetto XVI nella lettera apostolica
Porta Fidei, con la quale indice l
Anno della fede, ci sollecita: «
Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche luomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14)»2. Come persone e come comunità possiamo ripartire dal nutrirci della Parola di Dio e del Pane della vita per essere autentici testimoni di Gesù, speranza del mondo. Occorre riscoprire la freschezza della Parola di vita eterna e il dono sempre nuovo del Pane di eterna misericordia per vivere un autentico Anno della fede. Iniziamo questAnno particolare con lumile confessione dei nostri peccati per accogliere i doni del regno di Dio: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). LAnno della fede è dono di grazia divina da vivere in stato di continua e profonda conversione come singoli e come comunitàaffinché porti frutti di rinnovamento e ci renda capaci di dare ragione della propria fede. Ritorniamo ad
annunciare il Vangelo, a vivere in profondità il nostro personale rapporto con Gesù Eucaristia per offrire «unesemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali: famiglia; impegno professionale nellambito del lavoro, della cultura, della scienza e della ricerca; esercizio delle responsabilità sociali, economiche, politiche. Tutte le realtà umane secolari, personali e sociali, ambienti e situazioni storiche, strutture e istituzioni, sono il luogo proprio del vivere e delloperare dei cristiani laici. Queste realtà sono destinatarie dellamore di Dio»3.
Famiglia, lavoro e festa sono tre doni di Dio, «tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio.
Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano»4.
1 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, n. 22.
2 Benedetto XVI, Lettera apostolica Porta Fidei, 11 ottobre 2011, n. 3.
3 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, n. 543.
4 Benedetto XVI, Omelia al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, 3 giugno 2012.
Contributo dell'Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport
Abbiamo smarrito la festa: si è persa nella ritualità seriale, mercificata, standardizzata, spettacolarizzata. Lo percepiamo nelle passioni senza passione e nelle parole senza senso. Divenuta preda delleffimero, (che rende fluido, liquido, tutto ciò che era una volta solido) si è dissolta (o forse dissoluta). Che si era secolarizzata lo sapevamo da tempo: privata di un riferimento religioso, quindi snaturata, profanata, si è dispersa, diventa anonima, impersonale, finta. Spesso dissipata. Eppure il desiderio di festa è insopprimibile: resta sempre radicato nel cuore delluomo. La spensieratezza della festa, infatti, non significa negazione di riflessione, di serietà, di armonia, di trascendenza. La stessa secolarizzazione ne rafforza il bisogno per rompere gli schemi e gli orizzonti di una vita privata del divino. Cè grande nostalgia di festa. LAvvento è un annuncio di gioia, un annuncio di festa. Una festa da attendere, una festa da preparare, una festa da vivere. Lattesa fa nascere in noi una tensione positiva. Chi attende non uccide il tempo nella noia e nel vuoto. Chi attende pensa ad una meta e la meta dellattesa è la festa della nostra umanizzazione. Lattesa allarga il cuore, amplia gli orizzonti della nostra esistenza. Ci rende liberi dentro. Anselm Grun ci ricorda che la festa, il tempo libero, lotium è capacità di fare silenzio e di tacere. Soltanto chi tace riesce ad ascoltare. Nellascolto tendo lorecchio per entrare nel mistero delle cose. Ascolta le persone. Guarda con meraviglia il mistero dellessere. Ci si accorge della dimensione più profonda delle cose. E il riposo è segnato dalla serenità (cfr. A.
Grun, Elogio dellotium. Dignità del tempo libero, Queriniana). Ogni festa è segnata dalla veglia, dallattesa, dalla preparazione. Senza frenesie.
Atteggiamenti di vigilanza
Presi dallansia e dalla frenesia della mercificazione della festa perché non vivere in questo tempo atteggiamenti che qualificano la festa come tale: al posto della frenesia, la lentezza, al posto di banalità e superficialità la profondità, al posto del correre affannati il fermarsi e stupire?