UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Novena di Natale

Alcune linee guida per la celebrazione · La forma della novena, così come i tridui e i cosiddetti “mesi” devozionali, trova la sua origine in un’epoca di trascuratezza della liturgia quale autentica fonte della spiritualità e, in essa, della Parola di Dio proclamata. Il riassetto del tempo d’Avvento, grazie alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e […]
7 Novembre 2013
Alcune linee guida per la celebrazione
 
· La forma della novena, così come i tridui e i cosiddetti “mesi” devozionali, trova la sua origine in un’epoca di trascuratezza della liturgia quale autentica fonte della spiritualità e, in essa, della Parola di Dio proclamata. Il riassetto del tempo d’Avvento, grazie alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e la valorizzazione delle ferie dal 17 al 24 dicembre recuperano questa particolare forma di avvicinamento graduale alla solennità natalizia facendo viva memoria della fede e dell’attesa d’Israele e imitando gli atteggiamenti spirituali di coloro che, nel tempo, hanno invocato, aspettato e riconosciuto il Messia e Salvatore.
 
· Per tale motivo, in primo luogo, merita un cenno la struttura del Lezionario feriale nei giorni che decorrono dal 17 al 24 dicembre: in tali giorni vengono proposti brani evangelici (Mt 1 e Lc 1) che propongono il racconto degli antefatti della nascita di Cristo mentre per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi dell’Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche (cfr. Ordinamento Generale del Lezionario 94). Questa stessa struttura, unitamente ai testi eucologici (soprattutto le orazioni collette), costituiscono uno patrimonio prezioso per la predicazione omiletica quotidiana.
 
· Particolarmente significativa può risultare la celebrazione solenne dei Vespri con il canto dei salmi e delle “antifone maggiori” al Magnificat. L’intervento omiletico, in questo caso, prendendo le mosse dal testo della lettura breve e da altri elementi, come appunto le “antifone maggiori”, può far risaltare l’ispirazione biblica della preghiera che precede e prepara il Natale. Si possono fare proprie le indicazioni rituali del Direttorio su pietà popolare e liturgia (103): «Tale celebrazione, prima o dopo della quale potranno essere valorizzati alcuni elementi fari alla pietà popolare, costituirebbe un’eccellente “novena del Natale” pienamente liturgica e attenta alle esigenze della pietà popolare. All’interno della celebrazione dei Vespri si possono sviluppare alcuni elementi già previsti (es. omelia, uso dell’incenso, adattamento delle intercessioni».
 
· Una nota caratteristica di questa forma di preghiera è indubbiamente il carattere ripetitivo: l’assemblea è convocata per nove giorni. Mentre si fa memoria del compimento dei tempi (Gal 4,4) e del realizzarsi delle promesse di Dio nel Figlio della Vergine, la Chiesa già vive in questa “pienezza del tempo”.
 
Ad una cultura malata di eccessiva accelerazione e di sfiancante cambiamento e che fatica ad accettare il “già dato”, la liturgia si propone come ripetitiva perché nella ripetizione rituale la novità della salvezza non viene riprodotta, ma torna farsi inedita nelle parole e nei gesti del rito. Le attese dei giusti di Israele, particolarmente richiamate nei testi biblici proposti dalla liturgia in questi giorni, procedono verso il compimento e si fanno sintesi e voce dell’attesa dell’umanità di ogni tempo.
L’invocazione si fa sempre più insistente mentre ci si avvicina al giorno gioioso che fa memoria della venuta del Signore nella nostra carne: il tempo gradualmente si riempie della sua presenza salvifica. Dal versante celebrativo, questa realtà potrebbe essere significata dall’accensione di un cero ogni sera davanti all’ambone o ad un immagine della Vergine Maria. È la luce della fede che aumenta e, nello stesso, tempo è la luce del Veniente che si avvicina sempre più all’uomo bisognoso di salvezza.
 
· Il rapporto tra promessa, invocazione e realizzazione sembra messo particolarmente in evidenza dal canto dei testi profetici (cfr. RN 56): l’invito rivolto a Gerusalemme a gioire per l’imminente venuta del Messia si riempie delle espressioni di fede nei confronti di Colui che viene, il grande Profeta, il discendente di Davide, il Protettore del suo popolo, il Santo d’Israele. Anche l’omelia quotidiana può trarre vantaggio da questi testi particolarmente lirici sia come celebrazione del Signore che viene nel tempo e oltre il tempo, sia come esortazione alla costruzione del suo regno di giustizia e di pace.
 
· Anche in un eventuale schema celebrativo slegato dai Vespri non deve mancare la proclamazione esplicita, seppure breve, della Parola di Dio. Potrebbero essere scelti i testi della lettura breve delle Lodi del mattino o dei Vespri, testi che si riferiscono alla venuta del Messia, germoglio che spunta dal tronco di Iesse (cfr. Is 11,1-2, lettura breve delle Lodi del 17 dicembre) e agli atteggiamenti spirituali che i credenti devono assumere per accoglierlo (Cfr. l’augurio e l’esortazione alla santificazione di tutta la vita in 1Ts 5,23-24, lettura breve dei Vespri del 17 dicembre, e l’invito indossare le armi della luce perché il tempo si è compiuto in Rm 13,11-12, lettura breve delle Lodi del 18 dicembre).
 
L’omelia necessariamente partirà dal testo proclamato per guidare i fedeli all’incontro con il Cristo e per preparare una vita nuova conforme al dono ricevuto con la sua venuta.
 
· Il silenzio, necessario «per accogliere nei cuori la piena risonanza della voce dello Spirito Santo e per unire più strettamente la preghiera personale con la parola di Dio e con la voce pubblica della Chiesa» (Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 202), è elemento importante della celebrazione sia nella forma rituale del Vespro che in altre forme. L’alternanza sapiente fra ascolto, invocazione, canto e silenzio consente lo spazio doveroso dell’accoglienza personale e della risposta corale all’annuncio sempre nuovo della misericordia di Dio.
 
· La novena del Natale non può disattendere il tema mariologico. La figlia di Sion, infatti, è colei che ha atteso nell’intimo e nel suo corpo la realizzazione dell’annuncio angelico e, pertanto, è maestra fiduciosa per color che credono e sperano e guida affidabile nel cammino della Chiesa in preparazione al Natale. Un’icona mariana, o la stessa immagine solitamente venerata nella chiesa, può ricevere l’onore dell’incenso mentre tutti cantano l’inno di lode di Maria (Magnificat) e un’invocazione a Maria, donna dell’attesa, può concludere la celebrazione (anche con un’antifona mariana o un canto popolare).