Testo: F. Rainoldi
Musica: Repertorio di Wittemberg
Fonti: ElleDiCi
Uso: Ingresso, comunione, liturgia delle Ore
Forma musicale: Corale
1. O tu che dormi, déstati|!
Alluomo sapre il cielo:
lalbero di vita fiorisce dalla Vergine.
Germoglia nel suo seno il frutto della pace,
cibo che ridona limmortalità.
2. O tu che gemi, accóstati!
La sete ha la sorgente:
lanno della grazia trabocca dallo Spirito.
Inonda dacqua viva le terre desolate,
fiume che alimenta la fecondità.
3. O tu che temi, àlzati!
Il gregge ha il suo Pastore:
lora del raduno risuona per i popoli.
Li attende un solo ovile, il luogo dellincontro,
casa che protegge la fraternità.
4. O tu che speri, giubila!
La notte ha voce e luce:
lalba del futuro sirradia dal presepio.
Risplende il nuovo giorno, la festa dalleanza,
canto di Vangelo, di felicità.
Il testo
La melodia di questo antico inno si perde nella notte dei tempi: si dice sia stato ispirato dagli angeli a Heinrich Seuze (Suso), un monaco domenicano vissuto nel XIV secolo in Germania. Fu lui a titolarlo "In dulci jubilo" e a dargli la forma di canone per ricordare la danza degli angeli intorno al bambino Gesù a Betlemme. È anche ritenuto il più antico inno in lingua tedesca volgare, tanto conosciuto che Lutero lo incluse nella prima raccolta sistematica di canti per la chiesa riformata (Wittemberg 1524). Piacque anche a Johann Sebastian Bach, che ne fece una celebre rielaborazione per organo.
La musica
L'adattamento è fedele alla stesura antica. Ripropone l'idea, cara ai luterani, di una liturgia nella quale il canto del popolo ha una importanza decisiva, perché consente alla comunità la partecipazione diretta ed esplicita al culto.
Ecco perché la melodia è così semplice e con un movimento schematico facile da assimilare (a/a', b/b', c). Il coro (l'organo o altro complesso strumentale di sostegno) ha la funzione di sostenerla, dando corpo alla melodia.
Quando e come utilizzarlo
La collocazione di questo corale è dichiaratamente natalizia, ma non aprirlo ad altri momenti significherebbe mortificare il testo: il rito del battesimo ad esempio, ma anche la preparazione comunitaria al sacramento del perdono, o qualsiasi momento assembleare in cui sia importante rinnovare la speranza: accostati! alzati! giubila!
Anche l'armonizzazione è coerente con questo ruolo. Da notare che l'ultima frase di ogni strofa è preceduta da una battuta lasciata volutamente sospesa. Questo attira l'attenzione su ciò che si sta per dire e che costituisce la sintesi di tutta la strofa stessa. Sarà necessario insistere perché l'attacco (una quinta sotto) di questa ultima frase sia centrato da tutti senza esitazioni.
Inoltre bisogna ricordare che il tempo è di 6/4: evitare quindi di dare due accenti sulla stessa battuta (per marcare il primo tempo senza appesantire il fraseggio, il levare deve essere leggero).