UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Vocazioni

Preghiera vocazionale  Quando tutto è pronto, gli intervenuti si portano fuori della Chiesa. Sul sagrato ben in evidenza e adeguatamente preparati e adornati, opportunamente illuminati, trovano il fonte battesimale o un dignitoso bacile di acqua e un tronco (se possibile con inserita una icona del Cristo). Una guida dà il senso complessivo della Veglia di preghiera.  I […]
14 Novembre 2012
Preghiera vocazionale
 
 
Quando tutto è pronto, gli intervenuti si portano fuori della Chiesa. Sul sagrato ben in evidenza e adeguatamente preparati e adornati, opportunamente illuminati, trovano il fonte battesimale o un dignitoso bacile di acqua e un tronco (se possibile con inserita una icona del Cristo). Una guida dà il senso complessivo della Veglia di preghiera.
 
 
I momento: I nostri Sì dall’unico Sì del Battesimo
 
Guida: Gesù non ci ha solo rivelato il “si” definitivo di Dio verso di noi, ma con il battesimo Egli ci associa al suo “sì” che diventa il “sì” che noi diciamo in risposta a Dio. Questo sì pronunciato durante il nostro battesimo sarà poi concretizzato in tutte le scelte piccole o grandi che facciamo per vivere la nostra fede. In questo senso si può dire che l’esistenza cristiana nel suo insieme è una concretizzazione del sì del nostro Battesimo.
 
Canto (tra quelli della Comunità adatto al momento battesimale)
 
Saluto del Celebrante
 
Lettore: Misteriosa è l’acqua. Semplice, limpida, disinteressata; pronta a mondare ciò che è sordido, a ristorare ciò che è assetato. E nello stesso tempo profonda, insondabile, irrequieta, piena di enigmi e di forza. Immagine adeguata dei fecondi abissi da cui sgorga la vita e immagine della vita stessa che sembra così chiara ed è così misteriosa. Ora comprendiamo bene come la Chiesa faccia dell’acqua il simbolo e il veicolo della vita divina, della grazia. Dal Battesimo noi siamo usciti uomini nuovi “rinati in virtù dell’acqua e dello Spirito Santo”…Orbene il cristiano, quando varca la soglia della casa del Signore, si inumidisce la fronte, il petto e le spalle, vale a dire tutto l’essere suo, con l’acqua pura e purificante, affinché la sua anima diventi monda. Non è bello questo modo in cui vengono a incontrarsi la natura depurata dal peccato, la grazia e l’umanità anelante la purezza, e tutto nel segno della Croce? (Romano Guardini, I santi segni).
 
Celebrante: utilizzando la forma dialogata contenuta nel Rito del Battesimo o altra opportuna preghiera benedice l’acqua contenuta nel fonte. Al termine innesta un ramo nel tronco quale segno di inserimento della nostra vita nella vita di Cristo.
Processionalmente i presenti si segnano con l’acqua benedetta e, dietro il celebrante che porta il tronco all’altezza dell’altare, iniziano ad entrare in Chiesa. Durante si può eseguire, come canto, uno dei salmi dell’ascensione a Gerusalemme.
 
 
II momento: I nostri Sì celebrati e vissuti
 
Guida: In Cristo, noi possiamo incontrare un sì continuo e totale, senza ambiguità o contraddizioni: un sì che esclude completamente il no. E’ il sì del Padre che nell’Unigenito ha mantenuto tutte le sue promesse fatte ad “Abramo ed alla sua discendenza per sempre”. La conseguenza è che anche l’uomo può dire il suo sì che è risposta all’amore del Padre e lode della grazia donataci da Lui in Cristo per mezzo dello Spirito.
 
Lettore 1: “Scopri la tua presenza, e mi uccidan la tua vista e la tua bellezza; bada che l’afflizione d’amore, non si cura se non con la presenza e la figura” (S. Giovanni della Croce, Cantico Spirituale, strofa XI).
 
Lettore 2: “Ecco la causa per cui l’infermità d’amore non conosce cura diversa, come dice qui, dalla presenza e dalla figura dell’Amato; poiché l’afflizione d’amore è diversa dalle altre infermità, così lo è pure la sua medicina….l’amore non si cura che con cose conformi all’amore. La ragione risiede nel fatto che, essendo la salute dell’anima l’amore di Dio, così, quando non ha amore perfetto, non ha salute perfetta e per questo è malata; l’infermità infatti non è altro che mancanza di salute. Tanto che, quando l’anima non ha alcun grado di amore, è morta; quando invece possiede qualche grado di amore, per minimo che sia, è già viva, però molto debilitata e inferma perché possiede poco amore. Quanto più però l’amore le andrà crescendo, tanta più salute avrà e, quando avrà amore perfetto, la sua salute sarà perfetta”. (S. Giovanni della Croce, Commento al Cantico).
 
Si fa un po’ di silenzio accompagnato da un sottofondo musicale che aiuti la meditazione sul testo. Al termine si può introdurre un canone o canto di Taizé. Quindi ci si dispone all’ascolto di una coppia di sposi che possono attualizzare e sviluppare il contenuto del testo. I due possono incedere processionalmente verso l’altare dove appoggiano le loro fedi segno dell’alleanza nuziale. Al termine della testimonianza i due innestano sul ramo già inserito nel tronco un ramoscello verdeggiante.
 
 
Preghiera corale (alternati uomini e donne): Cantico dei Cantici 8,6-7
 
Uomini:         Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
                         come sigillo sul tuo braccio
 
Donne:           perché forte come la morte è l’amore,
                         tenace come gli inferi è la passione:
                         le sue vampe son vampe di fuoco,
                         una fiamma del Signore!
 
Uomini:         Le grandi acque non possono spegnere l’amore
                         né i fiumi travolgerlo.
 
Donne:           Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
                         in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.
 
 
Orazione del celebrante
 
Dio, sorgente di ogni amore, che nel grande mistero della coppia cristiana ci hai dato il segno dell’amore per noi e dell’unione del tuo Figlio con la Chiesa, fa’ che le nostre famiglie corrispondano a tale disegno e che i giovani ne scoprano l’avvincente bellezza. Per Cristo nostro Signore.
 
Canto(tra quelli della comunità)
 
Lettore: “La prima volta che ho fatto un lungo soggiorno nel deserto e…ci ho provato gusto, sentii il desiderio profondo di restarci per sempre. Non c’è da stupirsi! Basta conoscere un tantino il mondo che si lascia alle spalle per convincerci che non c’è molto da perdere ad abbandonare la città e, quel che è più pesante, i suoi abitanti. La pace profonda gustata nei lunghi silenzi ristoratori, la gioia degli orizzonti puliti e luminosi del Sahara, l’ “a tu per tu” con Dio erano tali doni da superare tutto ciò che m’avevano regalato i sogni della mia giovinezza e gli impegni laboriosi della mia attività di uomo nella città terrena. C’era però…un leggero turbamento di coscienza. Vuoi restare nel deserto perché ti piace o per cercare Dio? Ami il deserto perché non ami più gli uomini? Cerchi di restare qui perché ti dà fastidio tornare là?... “Ebbene torna” mi disse il mio superiore. Ricordo un colloquio con chi, a nome della Chiesa, guidava la mia povera anima. “Tu, Carlo, hai scoperto qui in questi anni di solitudine l’Assoluto di Dio e te ne sei innamorato. Ora devi scoprire un altro assoluto: l’uomo. Forse prima, quando dicevi di fare dell’apostolato, lo facevi dietro la spinta della natura, ora devi farlo sotto l’impulso della grazia…E ricordati di una cosa molto importante che ha fatto del Padre de Foucauld uno dei profeti del nostro tempo: la contemplazione la si deve vivere con i fratelli.
E se vuoi una frase che riassuma bene il suo pensiero, tienila a mente: “Presenti a Dio e presenti agli uomini” (Carlo Carretto, Al di là delle cose).
 
Dopo un breve silenzio si introduce la testimonianza di un religioso, il quale può incedere verso l’altare portando una lampada accesa o dell’incenso fumante segni della luce dei consigli evangelici e del profumo di una vita tutta consacrata a Cristo. Al termine egli innesterà un altro ramo verdeggiante nel nostro tronco. Si esegue un canto di ringraziamento e di lode per il dono della vocazione religiosa.
 
 
Orazione del celebrante
 
Padre dispensatore di ogni bene, ti lodiamo per il dono dei nostri fratelli e le nostre sorelle che hai chiamato a te attraverso i voti dei consigli evangelici. Fa’ che essi splendano sempre della luminosità dei figli della luce e profondano attorno la fragranza della vita nuova nel tuo Figlio Gesù. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli.
 
 
Canto(tra quelli della comunità)
 
Lettore: “Questo mi sembra, in qualche modo, anche il nucleo della nostra pastorale: aiutare a fare una vera opzione per la vita, rinnovare la relazione con Dio come relazione che ci dà vita e ci mostra la strada per la vita. E così amare di nuovo Cristo che dall’Essere più ignoto, al quale non arrivavamo e che rimaneva enigmatico, si è reso un Dio noto, un Dio dal volto umano, un Dio che è amore. Teniamo presente proprio questo punto fondamentale – l’opzione per la vita – e consideriamo che in questo programma è presente tutto il Vangelo che ha come centro Cristo…A noi stessi deve risultare chiaro che scegliendo Cristo non abbiamo scelto la negazione della vita, ma abbiamo scelto realmente la vita in abbondanza. L’opzione cristiana è, in fondo, molto semplice: è l’opzione del “Si” alla vita. Ma questo “Si” si realizza solo con un Dio non ignoto, con un Dio dal volto umano.” (Benedetto XVI, Dialogo con i preti di Roma 13 maggio 2005).
 
Dopo un breve silenzio si introduce la testimonianza di un presbitero che procede verso l’altare con in mano la stola del servizio alla vita dei fratelli. Al termine dell’intervento anche lui innesterà il ramo verdeggiante sul tronco.
Si può eseguire come risposta e gratitudine dell’assemblea il canto “Il Signore è il mio pastore” che sottolinea la premura del Padre, che attraverso il ministero dei sacerdoti, ha cura di ciascuno.

 

 
 
 III momento: La sinfonia del Sì

 
 
Guida: Dopo aver meditato sul sì pronunciato nel Battesimo che ci inserisce nella vita del Risorto e della sua Chiesa alimentata dalla ricchezza dei sì di ciascuno, occorre pregare perché il dono di ciascuno diventi ricchezza nella comunione ecclesiale al servizio di Dio e dei fratelli.
 
Lettore: “Lo Spirito Santo, dando vita e libertà, dona anche unità. Sono tre doni, questi, inseparabili tra di loro…A Nicodemo che, nella sua ricerca della verità, viene di notte con le sue domande da Gesù, Egli dice: “Lo Spirito soffia dove vuole” (Gv 3,8). Ma la volontà dello Spirito non è arbitrio. E’ la volontà della verità e del bene. Perciò non soffia da qualunque parte, girando una volta di qua e una volta di là; il suo soffio non ci disperde ma ci raduna, perché la verità unisce e l’amore unisce. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù Cristo, lo Spirito che unisce il Padre col Figlio nell’Amore che nell’unico Dio dona e accoglie. Egli ci unisce talmente che San Paolo poteva dire una volta: “Voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28)…San Paolo ci dice che questo Corpo di Cristo, che è la Chiesa, ha delle giunture…Lo Spirito nei suoi doni è multiforme…Ma in Lui molteplicità e unità vanno insieme…Non ci toglie la fatica di imparare il modo di rapportarci vicendevolmente; ma ci dimostra anche che Egli opera in vista dell’unico corpo e nell’unità dell’unico corpo”. (Benedetto XVI, Omelia nella Veglia di Pentecoste, 3 giugno 2006)
 
A questo punto è bene introdurre un breve momento penitenziale che prepari all’ascolto della Parola nella comunione reale dell’assemblea ecclesiale. Ciascuna comunità celebrante esami se stessa e chieda perdono per i motivi che rendono il suo corpo fragile nella comunione. Ad ogni invocazione di perdono si può cantare “Signore, pietà – Cristo, pietà” o altra forma adatta.
 
 
Orazione del celebrante
 
Dio Padre di misericordia, invochiamo il tuo perdono sulle nostre debolezze che impediscono al corpo del tuo Figlio di splendere dell’armonia dell’unità. Donaci il Tuo Spirito perché i doni e i ministeri che tu dispensi a ciascuno diventino servizio per tutti. Per Cristo nostro Signore.
 
Viene introdotta con una processione ricca e curata (fiori, incenso, luci) la Parola di Dio. Nel mentre si esegue un canto appropriato.
 
  
Proclamazione della Parola
 
Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (4,11-13)
È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.
 
Dopo la solenne proclamazione si esegue nuovamente il canto durante il quale ai presenti è consegnata la Parola annunciata attraverso un piccolo rotolo, preventivamente preparato, contenente i versetti della Lettera agli Efesini.
 
 
Omelia del celebrante
 
Dopo l’omelia e un po’ di silenzio i presenti sono invitati a prendere da un contenitore, già predisposto, una nota da inserire in un grande pentagramma, anch’esso preventivamente realizzato e collocato nei pressi dell’altare. Durante il gesto è opportuna l’esecuzione di un brano musicale che sottolinei, magari attraverso il successivo inserimento di nuovi strumenti, il crescere dell’armonia nella diversità dei suoni.
Terminato il gesto si può predisporre una preghiera dei fedeli che dia voce alla Chiesa universale e alla comunità particolare. Si consiglia di non avvalersi di schemi precostituiti, ma di incarnare la preghiera nei bisogni reali del momento e del luogo dove si celebra. Al termine si prega con la preghiera del Signore.
 
 
Orazione conclusiva
 
Dio Padre, tu sei Provvidenza che non fa venir meno la mano a chi chiede. Accogli i propositi che abbiamo espresso in questa tempo di preghiera e donaci di trasformare il cuore perché ciò che abbiamo accolto nella parola diventi operosa testimonianza per edificare la Tua Chiesa. Ogni cosa ti chiediamo per Cristo Tuo Figlio e nostro Signore.
 
Canto finale