I contributi proposti hanno inteso stilare un bilancio del lavoro svolto in ambito liturgico-musicale negli ultimi cinquant'anni e contribuire, con riflessioni e idee, a progettare le tappe future della musica liturgica in Italia.
«Nel 2009, dopo anni di intenso e delicato lavoro, - ha spiegato don Franco Magnani, Direttore dell'Ufficio Liturgico Nazionale - ha visto la luce il Repertorio Nazionale di Canti per la liturgia. La seconda edizione italiana del Rito del Matrimonio e del Rito delle Esequie, si contraddistingue anche per le appendici musicali, successivamente arricchite dai relativi accompagnamenti organistici. A sua volta, la seconda edizione italiana della Liturgia delle Ore è un cantiere aperto che comincerà presto ad interessare quanti dovranno contribuire alla sua revisione e alla cantabilità di inni, salmi, responsori, recitativi, orazioni, cantici.
«Sono stati anni ricchi anche dal punto di vista formativo. L'Ufficio Liturgico Nazionale ha promosso da parte sua il Corso di Perfezionamento Liturgico Musicale, il Corso per direttori di coro ad indirizzo liturgico "Giovanni Maria Rossi" e il Corso On-Line di musica liturgica.
«È questo il momento opportuno - conclude don Magnani - per fermarsi, ascoltarci e ascoltare, riflettere su nova et vetera, stilare un bilancio del lavoro svolto e contribuire con riflessioni e idee a progettare il futuro del canto della Chiesa nella sua varietà di ministeri, competenze ed esperienze musicali».
Il lavori sono stati introdotti dalla preghiera di benedizione per l'inizio dei lavori presieduta da Mons. Claudio Maniago che, successivamente, ha portato il saluto della Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana ed ha sottolienato quanto è stato fatto in questi anni, anche se molto resta ancora da fare: la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non è stata ancora compiuta.
Mons. Vincenzo de Gregorio, consulente dell'Ufficio Liturgico Nazionale della CEI e Preside del Pontificio Istituto Musica Sacra in Roma ha illustrato in apertura le finalità del convegno, quindi si è soffermato sull'importanza del discorso liturgico-musicale ai fini della vera comprensione della riforma conciliare dei riti.
La prima relazione è stata affidata al teologo e musicista Mons. Pierangelo Sequeri, Preside della Facoltà Teologia dell'Italia Settentrionale, il quale ha trattato il tema "Canto e musica nella prospettiva ecclesiologica del Vaticano II". Se dal punto di vista antropologico la musica sviluppa capacità del cervello che altrimenti resterebbero inattive, dal punto di vista liturgico il canto è fondamentale perché rafforza ed esprime al massimo grado le implicazioni del testo, biblico o eucologico che sia. Da qui - ha ribadito Sequeri - la necessità di non trascurare l'esperienza musicale di ogni persona. Il valore della cultura e della sensibilità musicale deve svilupparsi come orizzonte formativo e performativo dell'amore per la Chiesa. La Lumen Gentium ha riqualificato sacramentalmente la categoria di "Popolo di Dio". Oggi, dopo 50 anni occorre recuperare il peso ecclesiologico della liturgia, perché in essa si fa la Chiesa. Il teologo ha posto l'attenzione sul fatto che si è esagerato con le discussioni sulla partecipazione; non c'è molto da discutere in quanto partecipare è - per usare un'espressione oggi in voga - "essere connessi". Ha poi concluso con due provocazioni. La prima per liturgisti e compositori: riappropriarsi del canone testuale rimosso. La seconda per la pastorale e la testimonianza: occorre sostare incantati davanti al Mistero.
A seguire il compositore Mons. Marco Frisina, direttore della Cappella Musicale Lateranense, si è confrontato con le categorie della musica liturgica che ha canoni e limitazioni proprie. Il canto gregoriano rimane un punto di riferimento imprescindibile e sempre valido per i compositori di musica liturgica e, con le sue caratteristiche uniche, continua ad essere un riferimento per il compositore di oggi. Il testo deve essere sempre biblico o essere tratto dalla tradizione liturgica e teologica-spirituale della Chiesa. Le forme musicali sono legate all'azione liturgica e servono ad essa. La finalità del canto liturgico è sempre quello della preghiera: non si deve travalicare nell'esibizionismo e nel virtuosismo.
Dopo l'intervento di Mons. Frisina c'è stato l'intervento in video di Don Massimo Palombella, direttore della Cappella Musicale Pontificia, impossibilitato a partecipare di persona al convegno. Il contributo ha riguardato il tema "La Cappella Musicale Pontificia negli anni del dopo Concilio".
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La prima giornata del Convegno è terminata con la visita guida al Duomo di Salerno.
La seconda giornata è stata avviata dalla celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo di Salerno Mons. Luigi Moretti e animata dal coro diocesano.
Il primo intervento della giornata "Repertori da custodire, repertori da creare" è stato polifonico, con più relatori. Ha iniziato Mons. Valentino Donella suggerendo dei criteri per la scelta di materiale musicale valido e praticabile, prendendo come guida il magistero di Papa Paolo VI il quale affermava, a proposito del canto liturgico, che "non tutto è valido, non tutto è lecito, non tutto è buono", quindi - ha chiosato il relatore - vanno esclusi i prodotti trasandati, sgrammaticati, dilettantistici o sfacciatamente modellati su sensibilità non liturgiche. Sono da escludere o da limitare i canti generici, buoni per tutte le occasioni e per nessuna in particolare. L'invito a ricercare composizioni che hanno una chiara funzione rituale, perché non ha senso cantare tanto per farlo. PaoloVI parlava di perfezione delle forme musicali, nel senso più propriamente estetico-artistico. L'arte è da non trascurare, infatti secondo Donella domina ancora l'equivoco che ciò che è artistico non può essere pratico-funzionale.
Il secondo intervento sul tema dei repertori è stato di Mons. Antonio Parisi, musicista compositore della Diocesi di Bari e, fino a pochi anni fa consulente per la Musica liturgica presso l'Ufficio Liturgico Nazionale. Egli ha illustrato i criteri alla base del Repertorio Nazionale pubblicato nel 2009 dalla CEI. Ha citato Benedetto XVI il quale afferma che in liturgia non possiamo dire che un canto valga l'altro. Il repertorio nazionale CEI, anche se non in grado di soddisfare le esigenza di tutte le comunità della Chiesa Italiana, rimane un modello fondamentale che deve ispirare il lavoro del musicista liturgico nella scelta dei testi, delle melodie e delle funzioni del canto liturgico. La lunga e fruttuosa esperienza si condensa nel criterio base da lui enunciato, cioè quello della pertinenza rituale della musica e del canto all'interno della liturgia, scaturiti sempre dalla preghiera: occorre partire dal modo di pregare oggi, dallo spazio che occupa la preghiera nella vita del cristiano e, dopo aver chiarito questi concetti e aver approfondito tale pratica, accingerci a trasformare il canto in preghiera. Il Repertorio nazionale rimane la strada maestra per ripensare il canto liturgico, un riferimento normativo per arginare la selvaggia creatività. Non è sufficiente mettere in mano un libro alle nostre assemblee, bisogna educare al canto liturgico, occorre un progetto pastorale.
Il terzo intervento di Mario Lanaro - musicista, compositore, direttore di coro e di orchestra - ha presentato esempi pratici per il repertorio liturgico proponendo le melodie dell'oratorio The Crucifixion di John Steiner e adattandole ad un testo di nuova composizione. "Utilizzando il primo inno dell'oratorio, ho creato due adattamenti di cui uno su Ostia pura di Davide Maria Turoldo e l'altro su A te, Vergine soave" - ha spiegato il relatore. Come seconda proposta repertoriale ha presentato il Credo dalla Missa Mane nobiscum del 2011 di Pier Damiano Peretti. Lanaro ha ribadito l'urgente bisogno di un ritorno all'arte nei riti, all'elevazione verso linguaggi diversi dalla quotidianità.
L'ultimo intervento sul repertorio è stato di Gianmartino Durighello - anch'egli musicista, compositore, direttore di coro e di orchestra - su "La formazione al canto e alla musica nella Liturgia". È forte il bisogno di una spiritualità liturgica che faccia prendere coscienza di Cristo come primo Liturgo, ha spiegato Durighello. La composizione come formazione, come via per entrare dentro lo spirito del testo e dell'azione liturgica. "Siamo tutti figli di Caino: il canto liturgico non diventi omicidio del fratello. Siamo figli di Adamo: il canto liturgico non sia il canto di noi stessi e del nostro orgoglio". Ha concluso invitando ad educarci ad entrare sempre più insieme e umilmente nel canto di Cristo: un canto che porti "in Cristo".
Dopo i ricchi interventi sul repertorio per la liturgia, il convegno ha dato voce all'esperienza e alle riflessioni delle realtà associative: Daniele Sabaino, per Universa Laus e Mons. Tarciso Cola per l'Associazione Italiana "Santa Cecilia". Ha iniziato Mons. Cola presentando un breve profilo storico dell'Associazione Italiana Santa Cecilia; lo scopo del "movimento ceciliano" è quello del canto in chiesa. L'attività dell'AISC negli anni della riforma liturgica è stata prolifica con congressi nazionali di musica sacra e i convegni dei segretariati. Cola ricorda le iniziative e gli incontri nel 2014 dell'AISC, i convegni e i prossimi corsi estivi, presentando le riviste e la situazione associativa.
Daniele Sabaino - docente universitario e compositore - presenta l'esperienza del gruppo internazionale di studio "Universa Laus" per la promozione del canto citando "Musica-Liturgia-Cultura" il primo documento di Universa Laus del 1980 e il secondo "La musica nelle liturgie cristiane" del 2003. "Il canto e la musica possono certamente manifestare ed esaltare la verità di ciò che l'assemblea sta vivendo. Il canto liturgico ha funzione educativa e di introduzione al mistero; il canto nuovo è quello dell'uomo nuovo praticante la Parola", ha spiegato Sabaino.
L'ultima relazione della mattinata è stata tenuta da Marco Berrini - docente al Conservatorio di Alessandra e direttore di coro - su "La formazione dei direttori di coro e dei coristi". Elemento imprenscindibile per la formazione dei coristi, ha esordito Berrini, è l'alfabetizzazione musicale, quindi non un coro in ogni parrocchia, ma cantori alfabetizzati in ogni parrocchia. Al direttore di coro liturgico è richiestainoltre competenza tecnica, didattica, relazionale, celebrativa. Egli dovrebbe guidare l'importante esperienza canora dei fanciulli del catechismo, quale principale gradino per una partecipazione alla liturgia; inoltre dovrebbe avere la capacità di coordinare gli interventi musicali e curare la regia sonora dell'evento liturgico.
Il pomeriggio è stato aperto dall'intervento di fra Gennaro Becchimanzi - frate minore conventuale e direttore della Cappella Musicale Costantiniana - su "Il canto gregoriano nella formazione e nella prassi liturgica attuale". È la Chiesa stessa che ci consegna questo canto - ha spiegato fra Gennaro - con cui i fedeli hanno iniziato a pregare cantando, fino a quando lo stesso gregoriano è diventato canto ufficiale della Chiesa. Esso si basa sul testo, sempre biblico o nato all'interno della Lectio Divina pregata nei monasteri. Pertanto è la fede stessa che ci è tramandata quando si canta il Gregoriano. Diventa necessario, allora, conoscere e promuovere tale repertorio abbattendo le false precomprensioni legate, per esempio, alla difficoltà della lingua latina, facilmente superabile con la pratica frequente.
Mons. Vincenzo De Gregorio ha espresso alcune considerazioni finali a margine del convegno: di fronte alla crisi dell'editoria musicale, forse è il caso di fermarsi nelle produzione di nuovi canti e fare repertorio, comprenderlo e strutturarlo. Oltre a questo fare tesoro e conoscere le diverse esperienze positive, abbastanza diffuse nel nostro Paese.
Dopo un confronto tra tutti i partecipanti, il convegno è stato concluso dal direttore dell'Ufficio Liturgico Nazionale della CEI, don Franco Magnani, che ha colto la positività della due giorni di incontro e approfondimento, "in cui sono caduti molti steccati costruiti negli anni passati consentendo l'ascolto polifonico di tutte le istanze". Ha sottolineato che nessuno dei convegnisti ha auspicato una "riforma della riforma", ma tutti hanno espresso "un'adesione ai principi della riforma liturgica. La produzione liturgica post conciliare è variegata e in alcuni casi anche non-liturgica e con dubbio senso artistico, ma condannare tutto quello che è stato fatto nel post-concilio non è corretto e anche poco onesto. Necessita fare "rete" e l'Ufficio Liturgico Nazionale della CEI è a disposizione per questo collegamento diventato necessario e vitale". Magnani ha concluso citando Papa Francesco che in Evangelii gaudium ha affermato che l'evangelizzazione si fa bellezza nella liturgia (Cf. Evangelii Gaudium, 24).
Con il canto del Sub tuum præsidium si è concluso il 6° Convegno Nazionale di Musica per la liturgia.
Pierangelo Sequeri
Canto e musica nella prospettiva ecclesiologica del Vaticano II
Marco Frisina
I compositori e la riforma liturgica
Gianmartino Durighello
La formazione al canto: iniziative per un servizio alla Chiesa
Tarcisio Cola - Daniele Sabaino
L'esperienza delle associazioni per la promozione del canto liturgico:
l'Associazione Italiana Santa Cecilia e il gruppo internazionale di studio Universa Laus
Marco Berrini
La formazione dei direttori di coro e dei coristi
Gennaro Becchimanzi
Il canto Gregoriano nella formazione e nella prassi liturgica attuale